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Discussione: Che giovamento potremmo trarre dalla nostra spersonalizzazione ?

  1. #16
    Software Zone Fanatic L'avatar di © Rocky
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    Sarò breve.

    Forse sarànno gli intrugli che mi hanno iniettato nella flebo e che forse grazie a loro che mi sento un pò meglio provo a continuare

    Citazione Originariamente Scritto da Bellascrittrice
    Se ho ben capito, significa che non possiamo avere la certezza assoluta di essere quello che abbiamo sempre creduto di essere...perchè è probabile che , dentro di noi, ci siamo costruiti un'immagine falsata.
    Già Patrizia, proprio così come la tua frase in grassetto mette in risalto.
    L'intera frase secondo la mia teoria dovrebbe suonare così: "non possiamo avere la certezza assoluta di essere quello che pensiamo di essere".
    Sembra uguale se non per il senso di qualche termine, in altre parole pensiamo di essere proprio noi così come lo pensiamo perchè subiamo costantemente la motivazione del nostro io che alimenta il nostro senso di individualità e personalità esclusiva che ci impone di essere noi stessi, esclusione di Pasquale, i pazzi non hanno questo senso di esclusività perchè il loro cervello guasto non riceve la motivazione dell'io oppure l'io non motiva il loro cervello.

    Noi sani invece ce la teniamo ben stretta questa motivazione al punto che cì è difficoltoso allentarla per timore di perderla anche per il solo fatto di pensare che una persona qualunque potrebbe benissimo essere noi.
    Quando ho scritto il titolo: "Non capita sempre agli altri", mi sono ispirato proprio a questo fatto di cui stiamo scrivendo.
    Prima di ammalarmi l'idea generica era che, io ero io e gli altri erano tutti gli altri pensati come una massa unica, come una folla con qualche leggera eccezione per i parenti, qualunque cosa sarebbe successa agli altri non mi toccava emotivamente come se fosse successa a me.

    Dopo...accertato che la malattia fosse proprio accaduta a me, automaticamente mi sono sentito come parte della massa, ora sono come una persona qualunque tra la folla, cioè...questo è ciò che ogni singolo elemento della massa pensa di me nel suo pensiero intimo, in parte lo trovo giusto per una salvaguardia cerebrale, non si può soffrire per tutto ciò che nel mondo accade, in breve ci distruggerebbe, però pensando che gli altri siamo potenzialmente noi stessi non ci può che migliorare.

    Tanto per farti un esempio, una persona che è fermamente convinta di essere cattiva, farebbe meglio a prendere le distanze dall'immagine che ha di sè, se non altro perchè
    Si che farebbe meglio, se però ci riuscisse, una persona cattiva pensa in modo cattivo e le idee buone difficilmente transitano nella sua mente, però attenzione, stiamo parlando di una persona fermamente convinta di essere cattiva, tra gli esseri umani ci sono anche questi, ma in realtà esistono innummerevoli sfumature che si possono elencare terra terra con un semplice calcolo ipotizzando una massa di 100 persone: (1.99 - 99.1) iniziando con una persona buona e 99 cattivi si termina con 99 persne buone e una cattiva.

    " Una persona fatta di materiale nobile, se anche commettesse un'azione malvagia, resterà sempre di materiale nobile...e viceversa "
    Non ne sarei pienamente convinto e in ogni caso occorrerebbe valutare il grado di nobiltà e dell'azione malvagia, come dire...due meno uno fa uno e uno meno uno fa zero, non so se hai afferrato

    Citazione Originariamente Scritto da Silajan
    Rocky leggendo qua e là e ascoltando pareri più illuminati dei miei, sono dell'idea che non esistano persone totalmente buone o persone totalmente cattive. In ognuno di noi c'è un lato buono ed uno più oscuro
    Lorena penso di aver inglobato anche il tuo modo di vedere dicendo: "ma in realtà esistono innummerevoli sfumature".

    E ora a nanna perchè questa sera l'anno attuale non ci sarà mai più, mi dispiace solo che il 2012 sia bisestile perchè è proprio nell'anno 2004 anche bisestile che mia sorella se ne andata portandosi con sé il tumore al seno, forse sono diventato un pò superstizionso, staremo a vedere.

    Ciao a tutti

    Mi sento un'illusione in un mondo immaginario

  2. #17
    Software Zone Fanatic
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    Citazione Originariamente Scritto da © Rocky Visualizza Messaggio
    Se una persona cattiva potesse pensare ad un'altra come fosse se stessa, credo che si asterrebbe dal fargli del male. Il difficile sta proprio nel pensare che gli altri siamo noi.
    Se parliamo di empatia, ci siamo: riesco a sentire la sofferenza degli altri esseri viventi come se fosse mia: Se qualcuno piange, spesso mi ritrovo a piangere anch'io; se un bambino prende uno schiaffo, è come se lo ricevesi io... Se un cane prende un calcio, lo sento anche io... Non perché mi sento l'altro, ma perché sento mia la sofferenza subita o vissuta dall'altro.
    ...e se foste tutti pazzi, mi dareste ragione!
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  3. #18
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    "Una persona fatta di nobile materiale..."
    Un proverbio indiano diceva che la coscienza è come un triangolo che si trova nel cuore e comincia a girare ed a fare male quando compi una cattiva azione.

    Il problema è, dice l'indiano, che il triangolo a furia di girare si spunta e non causa più dolore.

    La spersonalizzazione la intendo solo come la capacità di autocritica: grande è accetarsela, immenso è avere la capacità di avere la capacità, divino è mantenere sempre fermo il triangolo.

    Un mondo di auguri non spersonalizzati

  4. #19
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    Il concetto di base che fin'ora ho cercato di evidenziare è questo:

    (qualunque individuo preso a caso da un'ipotetica massa di individui, interpreta tutti gli altri come massa separata da se stesso, inconsapevole che esso stesso è parte integrante della stessa massa).

    Per "massa" intendo un'agglomerato di gente, una folla o tutti i sette Mld che vivono nel Mondo.

    Mi pare chiaro il concetto
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  5. #20
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    Citazione Originariamente Scritto da © Rocky Visualizza Messaggio
    Quando ho scritto il titolo: "Non capita sempre agli altri", mi sono ispirato proprio a questo fatto di cui stiamo scrivendo.
    Prima di ammalarmi l'idea generica era che, io ero io e gli altri erano tutti gli altri pensati come una massa unica, come una folla con qualche leggera eccezione per i parenti, qualunque cosa sarebbe successa agli altri non mi toccava emotivamente come se fosse successa a me.

    Dopo...accertato che la malattia fosse proprio accaduta a me, automaticamente mi sono sentito come parte della massa
    Significa che, mentre prima, eri convintissimo che a te non sarebbe mai potuto capitare
    di ammalarti,
    nel momento in cui purtroppo la malattia è sopraggiunta , l'aver acquisito la consapevolezza che tu pure sei un "comune mortale", in qualche modo ti ha consolato...
    Il sentirti "parte integrante" della massa , ti sta aiutando...per quanto possa sembrare paradossale.

    però pensando che gli altri siamo potenzialmente noi stessi non ci può che migliorare.
    Interessantissimo questo passaggio...


    ...una persona cattiva pensa in modo cattivo e le idee buone difficilmente transitano nella sua mente, però attenzione, stiamo parlando di una persona fermamente convinta di essere cattiva,
    Difatti non c'è niente di peggio, per una persona, di essere etichettata in un certo modo...
    Perchè ad un certo punto, tu ti convinci di essere proprio come ti dipingono...
    Sempre se non si possiede una buona dose di carattere...



    Citazione Originariamente Scritto da © Rocky Visualizza Messaggio
    Il concetto di base che fin'ora ho cercato di evidenziare è questo:

    (qualunque individuo preso a caso da un'ipotetica massa di individui, interpreta tutti gli altri come massa separata da se stesso, inconsapevole che esso stesso è parte integrante della stessa massa).
    Va beh Rocky, mi sembra naturale considerarci come delle entità separate da tutti gli altri...
    Perchè ciascun essere umano ha il proprio corpo, il proprio carattere, ecc...

  6. #21
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    Non lo so se il concetto così come lo vedo io sia stato veramente capito, a me pare di no, d'altra parte non riesco a spiegarmi meglio, secondo me, più che spiegarlo è un concetto da percepire
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  7. #22
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    Ma no, non è difficile. Usciamo dal nostro mondo e osserviamo un formicaio: ogni formica vede davanti a sè migliaia di formiche, ed è unica (dal suo punto di osservazione) perché solo lei vede tutte le altre come un solo gruppo... Allo stesso tempo, qualsiasi altra formica avrà la stessa unicità, perché al gruppo mancherà sempre se stessa. Da qui a capire che l'individuo - rispetto al gruppo - non può ritenersi più importante, perché vive in una società dove è il gruppo che porta avanti la sopravvivenza della specie e non il singolo individuo, il passo non dovrebbe essere lungo. Il formicaio esiste nel tempo perché è formato da un gruppo unito, dove le unità anziane vengono progressivamente sostituite da quelle più giovani... Non vi ricorda qualcosa?
    Ultima modifica di Eccomi; 03-01-2012 alle 00.57.22 Motivo: frase completata...
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  8. #23
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    Certamente è così Bruno, il resto bisogna intuirlo.
    Alla formica non gli potrà mai venire in mente di essere un'unità individuale visto che non ha coscienza di sé, (forse), e che essa stessa faccia parte del formicaio.
    Forse un formicaio va inteso come un'unica formica ?

    Per l'uomo invece è diverso, in quanto essere pensante tenderà per sua natura unicamente all'esclusivismo e all'individualismo.
    La sua costante motivazione data dal suo io gli imporrà in misura del proprio egoismo di essere prima di tutto sé stesso e in seconda istanza di percepire gli altri come una massa della quale anche lui ne fa parte.

    Mah!
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  9. #24
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    Quindi chi mette in pericolo la propria vita per salvarne un'altra (anche di uno/a sconosciuto/a) ha già superato questa fase, giusto?
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  10. #25
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    Bravo Bruno

    Sicuramente ci saranno altri parametri, ma in via di massima è così.
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  11. #26
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    Citazione Originariamente Scritto da Eccomi Visualizza Messaggio
    Quindi chi mette in pericolo la propria vita per salvarne un'altra (anche di uno/a sconosciuto/a) ha già superato questa fase, giusto?
    Prendo spunto da questa citazione di Bruno, per parlarvi di quello che mi sta accadendo
    in questo periodo.
    Anzi, per la precisione, è un comportamento che metto in atto praticamente da sempre...
    Nonostante i rapporti non sempre idilliaci con la figura materna, mi sto rendendo conto che specialmente da quando si era verificato
    "il fattaccio" ( ricordo che i primi di dicembre
    mia madre era stata colpita dalla sindrome di Tako Tsubo), ho cominciato a mettere in atto
    dei comportamenti di quasi totale abnegazione, mettendo in secondo piano, anzi all'ultimo posto, la mia salute.
    In verità è una cosa che ho sempre fatto...ma ultimamente di più.
    Nonostante mi venga del tutto naturale adottare questo tipo di comportamento,
    mi rendo conto però che non si raccolgono frutti, ovvero che la faccenda "non paga".
    Ma non solo.
    Stamattina, mentre ero in giro per la città per le consuete spese e commissioni,
    ad un certo punto mi sono chiesta che cosa significa lasciare che il proprio dolore,
    le proprie preoccupazioni, facciano il loro corso, restando ad osservarli dal di fuori...
    come se non ci riguardassero in prima persona...
    E qui mi è venuta in mente questa discussione nata su suggerimento di Rocky.
    In sostanza, in questo periodo, io mi sento davvero come se non fossi più io...
    Ho la sensazione di non essere nemmeno più nel mondo dei vivi, non so come dire.

  12. #27
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    vandaletor all'opera!!!
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    Secondo me, il ragionamento di mettere in pericolo la propria vita per un'altra è una reazione istintiva che si ha quando esiste un pericolo di vita per chi si trova in condizioni di dover essere salvato, soccorso. Quindi se si vede una persona, un figlio che sta annegando viene quasi sempre d'istinto buttarsi per salvarla, magari non pensando di mettersi a propria volta in pericolo.

    Nel caso di tua madre Patrizia non so a quanto possa giovare una totale o quasi abnegazione della tua salute, nel senso che se trascuri la salute perchè tua madre ha avuto un malore, soffre di una patologia ecc...ma è in cura, non so se poi t'ammali anche tu ( faccio un esempio) poi tu possa esserle di aiuto.
    Parere personale naturalmente, secondo me occorre reagire in senso positivo accettare quello che arriva, con un certo distacco, come un evento che fa parte della vita e fiducia nel cammino che si ha davanti.
    Quando doni qualche cosa, dona la parte migliore di te stesso. (Gandhi)
    Clicca qui per il mitico Concorso Fotografico SWZTema. I'm the winner of 16° SWZTema, 18° SWZTema.

  13. #28
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    Cara Lorena, ciò che dici è sicuramente condivisibile...
    Del resto, non possiamo fare altro che accettare quel che ci succede nella vita...
    Quello che mi risulta più difficile mettere in atto è avere fiducia nel futuro...

  14. #29
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    Questo sarebbe ancora un altro discorso, perché il futuro è oggi.
    Voglio dire che i nostri piccoli comportamenti quotidiani rispetto a chi ci circonda,
    determinano quasi totalmente il nostro futuro. Espressioni come "Ognuno -prima o poi - ha quel che si è meritato" "Quel che si semina si raccoglie" etc.,
    secondo me sono tutt'altro che campate in aria... Ma non voglio portare fuori dai binari questa discussione che trovo veramente interessante.
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  15. #30
    Software Zone Fanatic L'avatar di © Rocky
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    Citazione Originariamente Scritto da Silajan
    Secondo me, il ragionamento di mettere in pericolo la propria vita per un'altra è una reazione istintiva che si ha quando esiste un pericolo di vita per chi si trova in condizioni di dover essere salvato, soccorso. Quindi se si vede una persona, un figlio che sta annegando viene quasi sempre d'istinto buttarsi per salvarla, magari non pensando di mettersi a propria volta in pericolo.
    Mi è sembrato necessario quotare lo scritto sopra, 1) perchè è perfettamente ponderato, 2) perchè in un certo senso è in conflitto con il senso del tema, (non con il titolo).
    Tanto è vero che rispondendo a Eccomi avevo scritto:
    "Sicuramente ci saranno altri parametri" intuendo una serie di parametri difficili da rendere visibili.

    Un conto è buttarsi a caldo in un salvataggio di un'altra vita a scapito di perdere la propria e un'altro è quello di percepire a freddo che una qualsiasi altra persona ha le stesse nostre prerogative così che potremmo identificarci come noi stessi.

    Citazione Originariamente Scritto da Bellascrittrice
    Del resto, non possiamo fare altro che accettare quel che ci succede nella vita...
    Quello che mi risulta più difficile mettere in atto è avere fiducia nel futuro...
    Cara Patrizia, qui non mi trovi d'accordo.
    Alcuni eventi dobbiamo accettarli per forza in quanto esterni dalla nostra volonta, per il resto, come già ha scritto Bruno, siamo solo noi, con le nostre piccole decisioni "Y" a costruirci il futuro, magari qualche passo lo sbagliamo, ma almeno abbiamo la soddisfazione che abbiamo sbagliato noi.
    In altre parole, dobbiamo cercare l'equilibrio tra gli eventi dei quali non possiamo sfuggire in quanto comuni mortali e tra le nostre scelte ponderate.

    In questa ricerca di equilibrio, un punto deve essere ben chiaro e fermo, noi rappresentiamo per noi stessi la persona più importante del mondo e abbiamo il diritto-dovere di proteggerci contro ogni attentato esterno che mette a rischio la nostra salute psicofisica.

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