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Discussione: Origine ed evoluzione dei viventi

  1. #1
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    Origine ed evoluzione dei viventi

    Buongiorno cari amici,
    ciò che di un organismo vivente colpisce maggiormente è che esso è un aggregato di atomi e molecole complesse che, al contrario di tutti i sistemi inanimati che tendono naturalmente ad evolvere verso stati di completo disordine, crea stati di maggiore ordine a partire da materia inanimata e da quest'ultima riproduce le sue cellule. Non c'è alcun contrasto con la seconda legge della termodinamica se si pensa che la legge dell'entropia è applicabile solo ai sistemi isolati, a condizioni lontane da quelle reali di un organismo vivente.
    La capacità delle cellule di riprodursi dal materiale di cui esse sono fatte non è rara, qualcosa di simile accade anche nei cristalli di ghiaccio o di sale che crescono da un liquido o da un gas, formando strutture organizzate che riproducono esattamente lo stesso schema.
    La differenza tra le cellule viventi e i cristalli consiste nel fatto che le cellule si riproducono prendendo il "materiale" che necessita loro da un gran numero di molecole, organiche ed inorganiche, diverse, mentre i cristalli possono utilizzare, nel loro accrescimento, un solo tipo di atomo o di molecola.
    Ci sono dei precisi "meccanismi" biologici che differenziano la crescita delle cellule da quella dei cristalli.
    Nel caso delle cellule non possiamo parlare di semplice organizzazione, bensì dobbiamo parlare di combinazione di fasi che cooperano al fine di compiere tutte le operazioni, fisico-chimiche e biologiche, vitali, mentre i geni si comportano da "traccianti" per tutti i processi di riproduzione in ciascuna cellula.
    Ciò che stupisce è il fatto che la materia vivente è governata dalle stesse leggi naturali che governano la materia inanimata: due stati differenti che obbediscono alle stesse leggi.
    Occorre però ricordare che il comportamento della materia dipende dal suo stato di organizzazione ed è chiaro che ci si deve aspettare che compaiano nuovi comportamenti quando le molecole all'interno della struttura vengano "rimaneggiate" secondo schemi diversi.
    Ad esempio, un atomo di carbonio obbedisce alle stesse leggi fisiche sia che si stia muovendo nello spazio interstellare, sia che vibri all'interno di un diamante, sia che si trovi in una stella o nel cervello umano.
    Eppure la struttura del diamante è diversa da quella di un semplice pezzo di carbone e ciò avviene perché i rispettivi stati di aggregazione degli atomi di carbonio sono differenti.
    Così come la brillantezza e la durezza sono proprietà del carbonio che dipendono da una opportuna disposizione dei suoi atomi, anche la vita è una proprietà di atomi e di molecole opportunamente disposti.
    Le proprietà del diamante non possono essere "viste" nei singoli atomi di carbonio così come le proprietà di un organismo vivente non traspaiono dagli atomi che lo costituiscono. Propongo un'analogia: se non conoscessi il fenomeno del magnetismo, come potrei spiegare la differenza di comportamento tra una barretta di ferro magnetizzata ed una che non è magnetizzata ?
    Gli atomi di ferro nelle due barrette non rivelerebbero alcuna differenza.
    Ecco, la vita si manifesta quando le molecole sono "allineate", analogamente alla barretta di ferro magnetizzata in cui gli atomi di ferro sono allineati in modo che i campi magnetici si rafforzano a vicenda, in strutture tali che le proprietà delle molecole organiche, atte al mantenimento della vita, si rinforzano a vicenda. La soglia che separa il mondo vivente da quello non vivente appare molto chiaramente se si studia il comportamento dei virus, i quali in alcune circostanze si comportano come cristalli inanimati, mentre in altre circostanze, favorevoli alla vita, come organismi viventi.
    I virus non possono essere considerati organismi viventi come siamo noi ma piuttosto sono "frammenti" di materiale genetico in grado di "attivarsi" all'interno di una cellula "ospite" e di sfruttare alcune "apparecchiature" biologiche di tale cellula infettata.
    Può, ad esempio, replicare i suoi acidi nucleici, riprodurre il suo capside (l'involucro proteico) e auto-assemblarsi, il tutto a danno della cellula ospite.
    Il metabolismo dell'ospite sarà irrimediabilmente alterato.
    Buona lettura

  2. #2
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    Riporto alcuni miei interventi sull'evoluzionismo affinché gli utenti possano contribuire alla discussione:

    "Innanzitutto è da dire che la teoria dell'evoluzione è una teoria scientifica che, secondo i dettami "popperiani", è falsificabile e "predittiva" e quindi controllabile.
    Il meccanismo tramite il quale l'evoluzione "procede" non implica alcun finalismo, alcuna teleologia, alcuna causa. L'esempio "classico" è quello del collo delle giraffe: a differenza di ciò che sosteneva Lamarck (il famoso principio dell'uso e del non uso degli organi), Darwin mostrò che solo per CASO alcuni individui nascono con caratteri che li rendono più adatti all'ambiente in cui vivono e quindi più favoriti dalla selezione naturale.
    In sostanza le giraffe non allungano il collo perché vogliono raggiungere i rami più alti delle acacie.
    Avere il collo lungo è scomodo in talune circostanze: ad es. le giraffe, per abbeverarsi, sono costrette a divaricare le zampe anteriori.
    Il fatto stesso, però, che proprio tale carattere (il collo lungo) si sia "affermato" implica che i vantaggi superano gli svantaggi, ai fini di un migliore adattamento ambientale.
    Quindi gli elementi fondamentali dell'evoluzionismo sono due: le mutazioni (casuali) e la selezione naturale dell'ambiente, conseguenza NECESSARIA dell'interazione tra ambiente e organismi.
    Caso e necessità, dunque, per parafrasare il libro di Monod.
    Da questa visione rimarrà ovviamente esclusa qualsiasi concezione teleologica: neanche la specie umana potrà essere considerata come "finalità" dell'evoluzione.
    L'evoluzione dell'uomo, in particolare, non è stata lineare e progressiva, ci sono ancora parecchi "vicoli ciechi": attualmente si conoscono una decina di specie del genere Homo ma molte altre potrebbero essersi estinte senza lasciare discendenti.
    E' vero che siamo gli unici uomini sul pianeta ma è accaduto solo per caso, perché abbiamo vinto, con la nostra forza "evolutiva", sui neandertaliani in Europa e forse sugli Erectus in Asia.
    Per quanto riguarda le lacune nel darwinismo, esse hanno a che fare con alcuni meccanismi che sono alla base della VARIABILITA' dei caratteri (fenotipi) e della loro trasmissione ereditaria.
    Tali lacune sono state colmate grazie allo sviluppo della genetica mendeliana e della teoria dei cromosomi, il che ha permesso di inglobare la teoria darwiniana e la nascente genetica in un unico "corpus", denominato neodarwinismo.
    Attualmente la genetica delle popolazioni permette di comprendere meglio come il patrimonio genetico di una determinata popolazione si trasmette da una generazione ad un'altra."

    "Risponderò in modo sintetico e poi aggiungerò qualcosa per rimanere in tema con l'argomento del thread (visto che l'argomento è di interesse generale, è mia intenzione aprire un apposito topic, di cui ho già in mente il relativo inquadramento teorico, sull'origine, l'evoluzione e la stabilità della vita).
    Il concetto di "teoria" non va confuso con quello di "ipotesi" e di "congettura".
    Esaminiamo ciò che dice l'Enciclopedia alla voce "teoria": 1) ipotesi confermata o stabilita dall'osservazione o dagli esperimenti e che è stata accettata come spiegazione di fenomeni noti; 2) enunciazione delle leggi, dei principi o delle cause generali di qualcosa che è noto o osservato; 3) formulazione o sistemazione di idee o enunciati atta a spiegare o descrivere una serie di fatti o di fenomeni.
    Ebbene, la teoria "darwiniana" rientra pienamente nel significato di TUTTE le tre definizioni su riportate ma non solo: l'evoluzione è un FATTO SCIENTIFICO INCONTROVERTIBILE, così come è un fatto che in questo momento io stia scrivendo su questo Forum.
    Passiamo ora brevemente ai cosiddetti "anelli mancanti" di cui mi hai chiesto, termine molto caro ai "negazionisti" (creazionisti in particolare e anti-evoluzionisti in genere) della teoria evolutiva, che tentano in tutti i modi di "confutare" l'evoluzione, ovviamente senza riuscirci.
    Il concetto di "anello mancante" o "anello di congiunzione" è un concetto ottocentesco, che risale ai "primordi" della formulazione della teoria (si pensava che l'evoluzione fosse un processo continuo, graduale, senza "salti"), oggi non ha più senso scientifico (si preferisce parlare di "forme di transizione" e di "fossili di transizione") in quanto l'anatomia comparata e lo studio sulla distribuzione geografica delle varie specie moderne, oltre alla classificazione filogenetica (i cosiddetti "alberi filogenetici"), hanno fornito "prove" più che sufficienti a dimostrare la "realtà" evolutiva.
    Anello mancante - Wikipedia
    In realtà i fossili costituiscono una prova in più, una specie di bonus, ma l'evoluzione sarebbe "certa" anche senza alcun fossile (e di documentazione fossile ce n'è a bizzeffe).
    La teoria sull'evoluzionismo potrebbe essere "smentita" SOLO nel caso di ritrovamenti di fossili "anacronistici", cioè non appartenenti al giusto "ordine" cronologico, cosa che finora non è mai accaduta (e mai accadrà).
    Infine hai chiesto delle prove: oltre a quelle, di cui ho accennato, basate sugli studi di anatomia comparata sulle strutture anatomiche (le cosiddette "strutture omologhe" e le "strutture analoghe"), ce ne sono molte altre (dall'uniformità del codice genetico di tutte le specie viventi alle differenze nelle proteine di specie con gradi di parentela diversi, alle tracce "lasciate" dallo sviluppo embrionale e così via), c'è solo l'imbarazzo della scelta.
    Qui, a titolo esemplificativo, ne vorrei citare una: quella basata sul DNA mitocondriale, lo stesso che viene usato nelle indagini investigative.
    Il DNA mitocondriale è un piccolo anello che contiene 37 geni. Questi geni provengono dai mitocondri della cellula uovo, il che vuol dire che ci vengono trasmessi solo da nostra madre.
    In genere le mutazioni del DNA mitocondriale sono "neutre", non alterano le funzioni degli organuli.
    Tali mutazioni, per così dire, si "accumulano" alla velocità di 115 per ogni milione di anni, in pratica è come se funzionassero da "orologio molecolare".
    Se contiamo il numero di mutazioni del DNA mitocondriale di due individui e ne calcoliamo la differenza, possiamo risalire al numero di anni necessari per poter arrivare alla loro antenata comune.
    Con questo metodo siamo risaliti ad una femmina di Homo Sapiens (o meglio al gruppo cui apparteneva), vissuta in Africa tra 100000 e 200000 anni fa, che sarebbe la "capostipite" della specie umana.
    Attraverso lo studio del DNA mitocondriale abbiamo anche sfatato il mito dell'uomo di Neanderthal inteso come nostro antenato: i neandertaliani non hanno alcun legame col genere umano.
    Per concludere e per non essere troppo fuori tema, vorrei dire che la visione teleologica e la fiducia nella creazione divina sono definitivamente "crollate" nel 1859, anno della pubblicazione de "L'origine della specie" di Darwin. La selezione naturale è talmente potente da spiegare tutto.
    L'ipotesi di Dio non è più necessaria, anzi è la cosa più superflua che possa esserci".



    Ultima modifica di Kriss2; 26-07-2019 alle 17.59.12

  3. #3
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    "La risposta alla tua domanda ("Chi è venuto prima, l'uovo o la gallina ?") è stata fornita da Crick (scopritore della struttura del DNA insieme a Watson nel 1953) nel 1957 quando formulò il suo famoso "dogma centrale della biologia molecolare", che non ha nulla a che fare con la fede.
    Come saprai, normalmente la molecola del DNA presiede alla sintesi delle proteine, essa non funge direttamente da "stampo" per l'assemblaggio delle molecole proteiche ma crea un'altra molecola, l'RNA, che provvede a trasmettere le informazioni contenute nel DNA stesso alle proteine.
    In altre parole il messaggio del DNA viene TRASCRITTO nell'RNA, viene trasferito dal nucleo dell'RNA al citoplasma e infine viene TRADOTTO, con l'aiuto dei ribosomi, in una sequenza di amminoacidi.
    Quindi il "dogma centrale" di Crick specifica che questa "espressione genica" si può riassumere così: DNA --> trascrizione --> RNA --> traduzione --> proteine.
    Si va dunque dalle informazioni degli acidi nucleici (DNA e RNA) alla sintesi proteica, non viceversa.
    L'uovo è venuto prima della gallina.
    Nel 1976, Dawkins, il famoso biologo evoluzionista inglese, diede una riformulazione di questi concetti in termini di "gene egoista": secondo lui gli organismi non sono altro che mezzi per riprodurre i geni, cioè i geni non solo vengono prima degli organismi, come il "dogma centrale" impone, ma sono anche le "vere" unità della selezione naturale".

    P.S. Razza e specie sono due termini diversi, la razza è una SOTTOSPECIE di una specie vivente. Chi ha messo la specie umana sulla terra ? L'evoluzione.
    Ultima modifica di Kriss2; 26-07-2019 alle 17.59.36

  4. #4
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    Le osservazioni sperimentali indicano che non c'è alcuna correlazione tra le varie mutazioni, la loro distribuzione è del tutto casuale, esse sono semplici errori occasionali di "ricopiatura" nella duplicazione del DNA che introducono cambiamenti "random".
    Inoltre non c'è correlazione tra "mutanti" e ambiente, il che indica che le mutazioni non sono soggette a selezione ambientale, mentre il tasso di mutazione di una certa proteina, inteso come percentuale di sostituzione degli amminoacidi, è più o meno lo stesso in diverse specie viventi.
    Nei mammiferi, ad esempio, si ha un tasso di mutazioni abbastanza elevato: una base viene sostituita ogni due anni.
    Queste mutazioni non hanno alcun effetto sul fenotipo e quindi non sono soggette a selezione naturale, esse sono casuali.
    Altre osservazioni compiute sui moscerini Drosophila e su animali marini mostrano che le mutazioni appaiono e si "fissano" a caso.
    Ma il caso non interviene solo a livello delle mutazioni, ha un "peso" importante anche nel fenomeno che, nella genetica delle popolazioni, viene denominato "deriva genetica" (drift).
    Partiamo dal presupposto che la maggior parte delle mutazioni è "neutra", per cui la selezione non ha alcuna incidenza sul successo o sull'insuccesso di una certa tipologia di geni.
    Di conseguenza le frequenze di alleli, presenti all'interno di una determinata popolazione, variano casualmente di generazione in generazione.
    La deriva genetica è dunque la fluttuazione casuale nelle frequenze degli alleli, di generazione in generazione, di individui appartenenti ad una certa popolazione (un esempio emblematico è quello relativo al difetto genetico chiamato "acromatopsia", in cui l'occhio vede in bianco e nero, della popolazione dell'atollo di Pingelap, in Micronesia).
    Il biologo giapponese Kimura, nello sviluppo della sua teoria "neutralista", qui spiegata sommariamente, sostiene che l'evoluzione molecolare (cioè del DNA e delle proteine in diverse specie di viventi) è dovuta in larga misura alla deriva genetica casuale, per cui la velocità dell'evoluzione molecolare è esattamente uguale alla frequenza delle mutazioni in diverse specie.
    https://it.wikipedia.org/wiki/Teoria_neutr...ll%27evoluzione
    Si tratta di un fenomeno "stocastico" e quindi prevedibile statisticamente proprio perché stiamo parlando di una "forza" casuale !
    http://pbil.univ-lyon1.fr/members/lobry/re...ene05/tutto.pdf
    Nessun meccanismo "nascosto", né tantomeno di tipo lamarckiano, il caso interviene a più livelli, ricoprendo un ruolo importantissimo nella storia evolutiva di tutti gli esseri viventi.
    Buona lettura.
    Ultima modifica di Kriss2; 26-07-2019 alle 17.59.55

  5. #5
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    Chiariamo una volta per tutte i concetti di "causa" e di "caso": la "causalità" è un rapporto che si instaura in un processo per cui un effetto è dovuto ad una sola causa, la relazione è di tipo univoco, mentre la "casualità" è quel legame, relativo sempre ad un processo fisico e/o biologico, per cui da una causa possono derivare più effetti, tutti causati ma imprevedibili, non c'è "univocità" e neanche "unicità".
    In generale possiamo affermare che quanto più "complesso" è un sistema tanto più sarà "improbabile".
    Dal punto di vista biologico il sistema "vita" è soprattutto il risultato di una "variabilità" dovuta ANCHE a processi casuali (ad es. le mutazioni, gli incroci, la meiosi, ecc.) ma che poi vengono sottoposti "al vaglio" della selezione (che è implacabile).
    Anche il progresso, non avendo un fine, è l'effetto dell'adattamento, non la causa.
    In natura i fenomeni sono causali ma gli effetti possono essere determinati (univoci) o indeterminati (ossia soggetti a leggi probabilistiche).
    Di solito i fenomeni che accadono nel mondo "macroscopico" sono determinati (non tutti, vedi la "teoria del caos"), quelli che si verificano a livello "microscopico" non sono prevedibili a priori (ad es. un legame chimico è un fenomeno "causale" ma allo stesso tempo "casuale").
    Questo accade perché la natura delle leggi fisiche a livello microscopico è fondamentalmente "quantistica".
    Le mutazioni sono fenomeni anch'essi di natura "discreta", che seguono le leggi della probabilità.
    La religione cattolica accetta l'evoluzione ma non il "caso", l'equivoco sta tutto nell'uso della terminologia, come abbiamo visto sopra.
    E' ovvio che un occhio umano, un batterio, un cavallo, ecc., non possono aver avuto origine dal nulla.
    Dobbiamo solo accordarci sui termini, non c'è bisogno di ripeterci.
    Non si sa ancora con certezza in che modo la vita sia iniziata sulla Terra (in verità si sa molto, ne riparleremo in seguito) ma di sicuro le prime forme di vita dovevano essere molto semplici e da quelle, attraverso un processo ininterrotto di selezione (che è un filtro "cieco"), fatto di successi e di fallimenti, siamo giunti al livello di complessità che oggi vediamo.
    L'occhio dei mammiferi non è nato "per caso", è il frutto di una variabilità nell'ambito di forme di vita su cui la selezione ha agito al fine di "premiare" (il temine è improprio, lo so), di volta in volta, quelle "strutture" che statisticamente davano un determinato vantaggio adattativo.
    Lo schema di base è sempre lo stesso: selezione, evoluzione, eredità, variabilità.
    Può apparirci strano, in quanto la percezione che noi abbiamo dei fenomeni non è in grado di spingersi al di là del nostro "orizzonte temporale", ma questa è la vita.
    Ultima modifica di Kriss2; 26-07-2019 alle 18.00.12

  6. #6
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    Se abbiamo ereditato un carattere dal papà e un altro dalla mamma, piuttosto che viceversa, da cosa è dipeso ?
    Perché, secondo voi, gli individui della stessa specie non nascono tutti perfettamente uguali ?
    Quanto all'aumento della capacità cranica e alla riduzione della forza fisica, essi non sono altro che il risultato dell'adattamento alla pressione selettiva di un determinato ambiente, le mutazioni in sé non "spingono" verso alcuna direzione, seguendo le stesse leggi probabilistiche che valgono per i lanci dei dadi e delle monete.
    La legge della stabilità genetica di Hardy-Weinberg del 1908 indica le condizioni che devono sussistere CONTEMPORANEAMENTE affinché si verifichi il cosiddetto "equilibrio genico" (in tal caso, l'evoluzione si "blocca"):
    1) non devono verificarsi mutazioni geniche;
    2) non deve esserci "flusso genico" in una popolazione, cioè né immigrazione né emigrazione di individui;
    3) non deve esserci alcuna "deriva genetica", cosa che si verifica se la popolazione è sufficientemente ampia da consentire di utilizzare la legge dei "grandi numeri" in modo attendibile;
    4) gli accoppiamenti devono essere casuali, cioè senza alcuna preferenza nella scelta del partner;
    5) tutti gli individui devono avere lo stesso "successo riproduttivo", cioè la stessa probabilità di riprodursi (ciò dipende dalla selezione naturale).
    L'evoluzione "procede" proprio perché è impossibile che possano verificarsi contemporaneamente le 5 condizioni di Hardy e di Weinberg sulla stabilità genetica.
    Equilibrio di Hardy-Weinberg - Wikipedia
    Qualcuno ha azzardato l'ipotesi che l'uomo sia destinato a perdere peli e capelli sempre più e ad avere un corpo gracile (a cui corrisponde una minore forza fisica) e una testa più grande (conseguenza dell'ulteriore aumento del volume cranico) ma in realtà è impossibile sapere con certezza quali saranno le pressioni selettive future in quanto, come sappiamo, l'evoluzione non procede con logiche lamarckiane e neppure con modificazioni graduali.
    L'umanità attuale, di più di 7 miliardi di individui, si trova in un periodo di "stasi" dal punto di vista evolutivo, le popolazioni mondiali si stanno "fondendo" sempre di più nel cosiddetto "villaggio globale".
    Non esistono più le razze, esistono le etnie, le quali si stanno "diluendo" nel grande "brodo multi-etnico".
    Sotto tale condizione, è impossibile che nuove mutazioni riescano a "fissarsi" in piccole popolazioni isolate, dando speciali vantaggi riproduttivi.
    Ciò implica l'impossibilità di formare una specie "nuova" di Homo, diversa dalla nostra (Homo Sapiens).
    E' vero che la specie umana è ancora giovane (abbiamo circa 150-200 mila anni) ma è altrettanto vero che, come tutti i vertebrati, andremo incontro all'estinzione entro pochi milioni di anni al massimo, se escludiamo "spinte" esterne (guerre, cataclismi, epidemie, ecc.).
    La prospettiva di estinguersi senza lasciare discendenti (una nuova specie di Homo, intendo) non è di certo piacevole ma la possibilità esiste.
    Nessuno, però, può sapere cosa ci riserverà il futuro: chi vivrà, vedrà
    A presto

    Ultima modifica di Kriss2; 26-07-2019 alle 13.28.09

  7. #7
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    L'evoluzione non si basa sul concetto di forza fisica ma su quello di adattamento all'ambiente e di "successo" riproduttivo.
    L'intelligenza "astratta" è in grado di sopperire benissimo alla debolezza fisica, essa è quindi "funzionale" alla sopravvivenza e alla riproduzione, in definitiva alle capacità umane di adattarsi ai cambiamenti ambientali.
    Le capacità "raziocinanti" dell'uomo, che tra l'altro sono al servizio del linguaggio, hanno prodotto non solo grandi scoperte scientifiche, cosa che la "semplice" forza fisica non avrebbe potuto fare, ma anche princìpi morali che, non tenendo conto delle dovute eccezioni, sono di "supporto" alla sopravvivenza della specie.
    Qualora tali capacità di raziocinio dovessero indebolirsi, la razza umana si estinguerebbe inesorabilmente.
    La sopravvivenza dell'uomo non dipende dalla sua forza fisica ma dalla conoscenza della realtà che lo circonda e anche, direi, dalla sua auto-coscienza

  8. #8
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    Vediamo ora quali sono le specie di mammiferi più antiche: dal clade (dal greco klados = ramo) degli Amnioti, gruppo formato da tetrapodi vertebrati, si differenziarono due "percorsi" evolutivi, i Sauropsidi (da cui sono discesi rettili e uccelli) e i Sinapsidi (progenitori dei mammiferi).
    Sauropsida - Wikipedia
    Synapsida - Wikipedia
    Da alcuni Sinapsidi, come ad esempio l'Archaeothyris, si svilupparono, nel Triassico, i Terapsidi (in particolare i Cinodonti sono i Terapsidi più evoluti e i diretti antenati dei mammiferi), rettili simili a mammiferi.
    Archaeothyris florensis - Wikipedia
    Therapsida - Wikipedia
    Cynodontia - Wikipedia
    In genere la classificazione dei mammiferi si fa in base all'articolazione mandibolare e alla dentatura.
    Tra le varie specie di primi mammiferi vengono annoverati i Megazostrodonti, considerati i più antichi, i Sinoconodonti, i Docodonti e altri ordini.
    http://it.wikipedia.org/wiki/Megazostrodon
    http://it.wikipedia.org/wiki/Sinoconodon
    http://it.wikipedia.org/wiki/Docodonta
    La maggior parte di questi mammiferi primitivi aveva, tranne qualche eccezione, dimensioni simili agli attuali piccoli toporagni (non sono roditori) dal muso appuntito.
    http://it.wikipedia.org/wiki/Soricidae
    A presto

  9. #9
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    Non si deve confondere il genotipo (la combinazione di alleli che costituisce il nostro patrimonio ereditario) con il fenotipo (cioè l'insieme delle caratteristiche "manifeste" di un individuo, come ad esempio la struttura fisica, l'aspetto fisico, il comportamento, il colore, la forma, ecc.): tra di essi non c'è alcuna corrispondenza biunivoca in quanto il fenotipo è in stretto rapporto con l'ambiente.
    Anche nel caso di due gemelli monozigoti, che hanno lo stesso genotipo, il loro aspetto non sarà mai perfettamente identico.
    Mi spiego con un esempio: consideriamo la statura di un individuo adulto, carattere "fenotipico" che dipende dalle condizioni ambientali in cui tale individuo si è sviluppato (alimentazione, attività fisica, condizioni igieniche e così via).
    Nel corso dell'ultimo secolo la statura media degli individui che abitano nei paesi occidentali è aumentata di circa 10cm.
    Un incremento di 10cm in così poco tempo non può trovare spiegazione nella selezione naturale, i tempi della "pressione" selettiva affinché una certa caratteristica genetica possa "fissarsi" sono molto più lunghi.
    Si tratta dunque di un fenomeno che dipende dalle condizioni ambientali migliorate.
    Esiste una malattia ereditaria, la fenilchetonuria, che è causata da un gene "pleiotropo", cioè che ha effetti multipli sul fenotipo di un organismo, che impedisce la trasformazione della fenilalanina in tirosina, provocando ritardo mentale.
    Se tale malattia viene diagnosticata precocemente, con una opportuna dieta priva dell'amminoacido fenilalanina, il sistema nervoso potrà svilupparsi regolarmente e il bambino crescerà normalmente.
    Potrei citare numerosi altri esempi ma credo che i due che ho illustrato sopra siano più che sufficienti per comprendere che ad ogni gene non corrisponde un solo fenotipo ma più fenotipi, tutti quelli compatibili con l'ambiente nel quale il gene si trova ad "operare".
    In termini tecnici, si dice che ciò che ereditiamo non è un carattere ma è una "NORMA DI REAZIONE", ossia la capacità di formare quel determinato carattere (fenotipo).
    Nelle api, ad esempio, una femmina diventa regina se viene alimentata con la pappa reale, altrimenti diventa ape operaia.
    A presto


  10. #10
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    Non si deve interpretare in maniera "letterale" le 7 donne come le 7 figlie di Eva (qualcuno potrebbe anche confondere l'Eva mitocondriale con l'Eva biblica), il "background" biografico dato da B. Sykes, genetista inglese che insegna a Oxford, alle 7 figlie di Eva (Tara, Xenia, Velda e così via) è, per sua stessa ammissione, pura immaginazione.
    Tuttavia la classificazione filogenetica dei cosiddetti "aplogruppi" mitocondriali si basa su solide fondamenta scientifiche.
    In pratica dal "gruppo L" ancestrale, originario dell'Africa orientale e di cui faceva parte l'Eva "africana", capostipite della nostra specie, si sono differenziati 7 altri "clan", denominati L0-L1-L2-L3-L4-L5-L6, che, migrando, hanno popolato il resto dell'Africa.
    Di tutti questi clan, quello denominato L3 (denominazione convenzionale) si "spinse" più lontano, suddividendosi in due altri "lignaggi", M e N.
    Il gruppo M si spostò in India e si distribuì in tutta l'Asia (o meglio l'Eurasia) orientale, il gruppo N si sparpagliò in tutti gli altri continenti.
    E' proprio dal gruppo N che discese il sotto-gruppo R che popolò l'Europa (meglio dire l'Eurasia) occidentale.
    Ecco perché gli europei, i nativi americani e gli aborigeni australiani sono in rapporto tra di loro e vengono considerati come un unico gruppo (si dice "monofiletico").
    Aplogruppi mitocondriali umani - Wikipedia
    Eva mitocondriale - Wikipedia
    Occorre però fare alcune doverose precisazioni: innanzitutto l'affermazione che l'Eva mitocondriale, la nostra progenitrice, sia vissuta in Africa è controversa, potrebbero esistere altri "alberi" filogenetici che si ramificano al di fuori dell'Africa.
    E' vero che Eva è la nostra più recente progenitrice matri-lineare ma è anche vero che ci sono migliaia di altri modi con cui noi possiamo discendere in linea diversa da quella femminile.
    E`molto probabile che, percorrendo il nostro flusso genico, potremmo incontrare molte più Eve e anche molti più Adami di cui si può dire che sono i nostri antenati.
    L'Eva africana è solo UNO DI QUESTI ANTENATI e non c'è alcun motivo di ritenere che sia il più recente.
    Il numero di ramificazioni filogenetiche è talmente alto che matematicamente è improbabile che l'Eva "ancestrale" sia la più recente.
    Anzi, il nostro antenato più recente ha probabilità più alte di essere un Adamo che non una Eva (potete immaginare il perché)
    Buona lettura

  11. #11
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    Per quanto riguarda la formazione della Terra, essa si è formata in modo simile a quella del nostro Sistema Solare, ossia polveri e gas si sono addensati, i venti stellari hanno portato via l'involucro gassoso e i bombardamenti meteoritici hanno fatto sì che i proto-pianeti si arricchissero di elementi pesanti, portando alla fusione di tutta la massa.
    Dalla fusione della massa è avvenuta la differenziazione della gravità che, a sua volta, ha causato la formazione di una crosta solida superficiale su un materiale interno più fluido, più pesante e più caldo.
    Passiamo ora ai batteri: l'atmosfera primordiale della Terra era composta da ammoniaca, metano, anidride carbonica e così via, la quantità di ossigeno era trascurabile, in chimica si dice chel'atmosfera è "riducente".
    I fulmini e le radiazioni solari hanno fornito l'energia necessaria a "spezzare" le molecole inorganiche e hanno quindi favorito la formazione delle prime molecole organiche.
    Ovviamente senza ossigeno, le prime molecole organiche si sono "riversate" nell'acqua calda: il cosiddetto "brodo primordiale".
    Nel brodo primordiale le molecole si sono "aggregate" con le cosiddette micro-sfere proteinoidi, considerate le prime cellule:
    Le prime cellule
    La membrana di queste microsfere separa l'ambiente interno da quello esterno, il che vuol dire che le microsfere assorbivano i nutrienti dall'ambiente esterno, crescendo e replicandosi.
    Si sono formati i primi batteri (procarioti anaerobici ed eterotrofi), circa 4 miliardi di anni fa, che, grazie alla fermentazione, si nutrivano di composti organici derivati dall'ambiente, crescendo.
    In seguito al passaggio dal processo di fermentazione a quello della fotosintesi sono comparsi i "cianobatteri", le prime cellule autotrofe.
    La fotosintesi dell'acqua produce ossigeno, i batteri aerobici si evolvono attraverso la "respirazione cellulare", molto più efficiente della fermentazione.
    A questo punto l'evoluzione, peraltro già iniziata, fa il resto: tra un batterio aerobico e uno anaerobico/eterotrofo si forma una cellula animale mentre tra un batterio dotato di mitocondrio e un cianobatterio si forma una cellula vegetale.
    E' probabile che in questa "simbiosi" si siano acquisiti altri "organuli" mentre la membrana nucleare si è formata in seguito al "ripiegamento" all'interno della membrana cellulare.
    L'evoluzione prosegue così nel mare, l'atmosfera era ancora inadatta alla sopravvivenza degli esseri viventi.

    P.S. Da un esperimento scientifico non può "nascere" vita complessa altrimenti l'evoluzione non avrebbe senso ma Craig Venter, nel 2010, ha "creato" la prima cellula vivente artificiale, trapiantando DNA sintetico in un batterio privo di DNA proprio, la cellula è viva e può riprodursi.
    Boncinelli: Vi spiego la cellula Venter - Spettacoli

  12. #12
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    L'esperimento di Miller del 1952, ideato da Urey (premio Nobel per la Chimica del 1934), simulava in laboratorio le condizioni "primordiali" della Terra e in pratica ha confermato le ipotesi di Oparin e Haldane: metà del carbonio presente nel metano, dopo circa 24 ore, era stato "inglobato" negli amminoacidi e in altre biomolecole !
    Ad una evoluzione "chimica" ha fatto seguito una evoluzione "pre-biotica", attraverso un meccanismo che Oparin definì "proto-selezione naturale" e la formazione di sistemi biochimicamente più complessi, chiamati "coacervati".
    L'esperimento di Miller - Eniscuola
    Secondo Fox, il biochimico americano, le strutture micro-sferiche si sarebbero accresciute per aggiunta di "proteinoidi" prelevati dall'ambiente e poi, dividendosi tramite la gemmazione, avrebbero dato luogo a micro-sfere più piccole.
    Formazione di un involucro
    Alcuni teorici (il primo fu Arrhenius), però, fanno osservare che almeno una parte delle sostanze organiche potrebbe essere arrivata dallo spazio interstellare, come è stato dimostrato dallo studio di alcune meteoriti staccatesi da Marte e giunte fino a noi.
    Comunque Craig Venter ha "creato" la prima cellula sintetica in laboratorio, a dimostrazione del fatto che la "vita" (in astratto la vita non esiste, esistono solo gli esseri viventi) non ha alcunché di straordinario.
    Vita sintetica - Wikipedia


  13. #13
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    Il fatto che i teologi abbiano, bene o male, "accettato" l'evoluzionismo non implica il fatto che lo abbiano accettato anche i loro "parrocchiani".
    Negli anni tra il 2001 e il 2005, sotto il governo Berlusconi, l'allora ministro Moratti insediò una commissione, presieduta da un sacerdote come vicepresidente, la quale stilò, alla fine dei lavori, un documento "segreto" che mirava all'abolizione dell'insegnamento della teoria dell'evoluzione dai programmi scolastici.
    Un fatto di una gravità assoluta, se tieni conto anche che alcuni sacerdoti-scienziati, onesti intellettualmente e contrari a queste forze "centrifughe" anti-evoluzioniste, sono stati "allontanati" in modo coatto.
    In tempi più recenti, l'ex-ministro Gelmini avrebbe voluto anch'ella togliere l'insegnamento dell'evoluzionismo dalle scuole, per fortuna in seguito alla presa di posizione della Montalcini tale decisione non è stata più presa:
    Osservatorio sulla didattica della storia dell'arte
    Ancora oggi i libri di storia non riportano i "misfatti" vaticani (come ad es. la foto della ghigliottina di Pio IX), esiste l'obbligo di iniziare i programmi di storia dal Medioevo alle scuole medie e, vorrei ricordare, il ministero ha deciso di assumere 20000 insegnanti "cattolici" per poi dirottarli verso l'insegnamento della filosofia e della storia.
    Ad ogni modo ribadisco che senza selezione naturale non ci sarebbe evoluzione e non sarebbe esistita neanche la stessa biologia: dobbiamo dare a Darwin il merito di aver compreso che la forza di "adattamento", non soltanto genetica ma anche culturale, è importante e necessaria per "generare" gli esseri viventi e farli evolvere.
    Un individuo vigoroso e sano ma sterile non darebbe alcun contributo alle generazioni successive, nonostante una fisiologia sana, dal punto di vista evolutivo è meglio un individuo gracile e malaticcio in grado di "procreare", in quanto "portatore" di caratteri che renderanno la sua prole meglio adatta all'ambiente.
    La proprietà fondamentale della vita è l'auto-riproduzione e il nostro organismo contiene un programma dettagliato, il DNA, in grado di generare tutto il "macchinario" necessario a creare e mantenere nuovi individui.
    Tutto ciò, e tanto altro, ci è stato dato in "dote" dall'evoluzione darwiniana

  14. #14
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    Per "teoria" s'intende una serie di concetti collegati in modo tale da formare un "sistema coerente". La scienza "rifugge" da qualsiasi dogma e da qualsiasi certezza assoluta, quello che sappiamo è che, nei limiti della nostra conoscenza, le teorie sono corrette. Salvo qualche ritocco, è ragionevole ritenere che saranno valide anche in futuro. Come non c'è più motivo di dubitare che la Terra giri intorno al Sole, non c'è neanche motivo di dubitare che tutte le specie animali e vegetali derivino da una evoluzione graduale. Si chiama "teoria dell'evoluzione" ma, come ho avuto modo di spiegare nel mio post iniziale, in verità si tratta di un FATTO SCIENTIFICO INCONTROVERTIBILE che può essere dimostrato scientificamente e verificato in qualunque momento.
    Le prove sono tantissime, dal codice genetico "universale" (tutti gli esseri viventi hanno lo stesso codice genetico) alle somiglianze delle proteine e del DNA, dai fossili all'anatomia comparata, dalle strutture "analoghe" alle strutture "vestigiali", dall'embriologia alla biologia molecolare e così via.
    GravitÃ* Zero: 10 MOTIVI PER CUI L'EVOLUZIONE È UN FATTO

  15. #15
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    Desidero puntualizzare alcuni aspetti dell'evoluzionismo che ritengo utili ad evitare "disparità" di interpretazioni, spesso dovute ad una scarsa familiarità con i problemi affrontati da Darwin. Innanzitutto Darwin non fu il primo ad affermare che i viventi sono soggetti ad evoluzione, questo è un concetto già espresso prima di lui, ma fu il primo a proporre una teoria scientifica dell'evoluzione in termini di selezione naturale.
    Darwin lavorava, diciamo così, "parallelamente" su tre teorie: l'evoluzione per selezione naturale, l'origine degli atolli (le scogliere coralline) e la distribuzione geografica delle specie.
    Il nucleo centrale dei suoi studi riguardava il "contrasto" tra un fenomeno biologico e una condizione ambientale che interviene a limitarlo.
    Ad esempio, nel caso degli atolli, si trattava di "conciliare" la crescita dei coralli con la subsidenza dei fondali, due "fenomeni" contrastanti tra loro.
    Dunque Darwin partì da 4 ipotesi: 1) all'interno di una popolazione (animale e/o vegetale) esistono delle "varianti" individuali; 2) queste variazioni sono, in parte, ereditabili; 3) le diverse variazioni presentano diverse "abilità" rispetto alla risoluzione di un problema (ad es. nell'allevamento della prole e così via); 4) il grado di successo nel risolvere quel determinato problema è in rapporto con la sopravvivenza (ossia sulla capacità riproduttiva) della specie considerata in quel particolare ambiente in cui vive.
    La logica è questa: SE (e dove), diceva Darwin, le 4 ipotesi sono applicabili, ALLORA (e lì, in quell'ambiente) la selezione naturale produce un cambiamento evolutivo (tesi).
    Questa teoria scientifica, basata su un ragionamento di tipo ipotetico-deduttivo, è in grado di produrre predizioni verificabili (e falsificabili, secondo il dettame popperiano) nel mondo reale.
    Darwin non affermava, quindi, che i viventi sono soggetti ad evoluzione, è la teoria della selezione naturale a spiegare l'evoluzione e ciò è "corroborato" da fatti (Darwin ne elenca parecchi: dalla stratigrafia dei fossili alle "omologie", ecc.).
    Nei suoi "taccuini" non erano raccolti solo dati ma c'erano anche "note" relative al suo ragionamento: partire da un'ipotesi e applicarla all'interpretazione di fatti.
    In una sua lettera, tra l'altro, si evince che egli paragonava la sua teoria a quella ondulatoria della luce e a quella dell'attrazione gravitazionale.
    In seguito, dai primi del Novecento in poi, la teoria è stata "affinata" in relazione alle nuove scoperte sulla genetica (del neo-darwinismo ho già parlato), la quale ne ha confermato la correttezza complessiva.
    Infine mi piace citare una frase, proposta da Darwin stesso, riguardante un "test" di validità della teoria dell'evoluzione: essa sarebbe falsa, dice Darwin, se si trovasse un singolo organo, in una singola specie, che esiste solo per "avvantaggiare" una specie diversa.
    Ebbene, un tale organo deve essere ancora trovato.
    Buona lettura e a presto

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